Primi cenni storici sulla canapa
La canapa è una variante della Cannabis Sativa L. ed è un tipo di pianta appartenente alle angiosperme della familia delle Cannabaceae. Formalmente fu classificata da Linneo nel 1753 come Cannabis Sativa.
La canapa è una specie priva di effetti psicotropi ed ampiamente usata per uso industriale, mentre la marijuana viene usata principalmente per scopo ludico. La maggior differenza tra le due è il quadro genetico e quindi i tipi e la percentuale di principi attivi presenti.
Originaria dell’Asia centrale ed oggi diffusa in tutto il mondo, la canapa si iniziò a coltivare più o meno 10.000 anni fa, infatti è ritenuta una delle colture più antiche dell’umanità.
Secondo una nuova ricerca condotta nell’università del Vermont, questa pianta potrebbe aver avuto origine ad alte quote, più precisamente sull’altopiano del Tibet nelle vicinanze del lago Qinghai. Questo coincide con la prima comunità di steppa che si è evoluta in Asia. Da lì, la Cannabis si è dispersa prima a ovest in Europa poi a est in Cina orientale. Le prime prove archeologiche sono state trovate in Giappone, 10.000 a.C., seguite dalla Cina. Il loro studio è stato da poco pubblicato su Vegetation History and Archeobotany.
Grazie ai numerosi reperti storici, possiamo notare l’antico e diffuso utilizzo della canapa: gli antichi cinesi la coltivarono per le sue innumerevoli proprietá medicinali e come alimento, in India assunse un ruolo sacro per rituali religiosi e per tessitura, le donne egiziane la utilizzarono come rimedio al cattivo umore ed i greci come rimedio antinfiammatorio.
Documentazioni scritte sulla canapa
In Cina nel libro di Ryya del 2737 a.C. la canapa viene descritta come panacea con potenzialità mediche ed effetti curativi psichici. Questo trattato di botanica e farmacologia dell’imperatore cinese Shen Nung ci da testimonianza della conoscienza della canapa già nel XV secolo a.C.
Nel 5 a.C. Erodoto scrive che gli Sciti, i popoli del Mar Nero ed i Traci tessevano la fibra per le loro vesti e gettavano parti della pianta nel fuoco:
“Seduti intorno in circolo, inalano il fumo e vengono intossicati dallʼodore, proprio come i Greci col vino, e più erba se ne butta più diventano intossicati, fino a che si alzano e ballano e cantano”.
La canapa è anche citata nelle tavolette della biblioteca di Assurbanipal a Ninive, 650 a.C.
Plinio il vecchio menziona la cannabis nel suo Naturalis Historia , ed anche Marco Polo nel libro Milione descrive l’uso della canapa in Siria, presso gli Hashishin, un gruppo di fanatici che uccisero diversi sceicchi arabi.
Nel Medio Evo la pianta fu un ingrediente delle pozioni delle streghe, insieme all’oppio, al giusquiamo e alla belladonna. François Rabelais (1490-1553) molto probabilmente si riferisce alla canapa quando parla dell’Erba Pantagruelion e delle sue proprietà inebrianti, come altrettanto venne fatto da Baudelaire nel diciannovesimo secolo.
Lʼuso della canapa arrivò anche in Africa secoli prima della colonizzazione europea. In Africa la canapa era coltivata, utilizzata come fibra e come medicinale, a volte inalata, era venerata in aree diversissime del vasto continente: dal Sud Africa, al Congo, al Marocco. Gli spagnoli portano la canapa in Cile, Messico e Perù intorno al 1545. I portoghesi la portano in Brasile. Nel 1762 in Virginia è obbligatorio coltivare canapa per evitare forti multe e diventerà diffusissima nel Nord America dal XVIII secolo.
L’arrivo in Europa della canapa
In Europa è stata introdotta da almeno 500 anni prima di Cristo: a Berlino in un’urna sono state trovate foglie e semi di canapa risalenti a 2.500 anni fa.
Erodoto parla anche delle analogie tra i Traci e gli Etruschi, accomunati da conoscienze tecniche. Dal VI secolo a.C. con la presenza degli etruschi che erano specializzati nella coltivazione, compare la canapa. A conferma di ciò, furono ritrovati dei resti di polline di canapa negli scavi archeologici appena fuori dalla città di Bologna. Era infatti utilizzata dagli Etruschi come coltura per rifertilizzare i terreni con la rotazione delle colture e ovviamente per l’ottenimento di fibra, impiegata in vari settori: agricolo, bellico, navale. L’incontro-scontro tra la civiltà etrusca e i Romani non poteva escludere la canapa. E prendendo esempio dalle fruttuose conoscenze agricole degli Etruschi appena conquistati, i Romani incentivarono il cannabetum (coltivazione di canapa) su tutto il territorio conquistato. Tuttavia, gli europei conoscevano, ovviamente, anche le potenzialità ricreative della pianta, tant’è che nel 1484 una bolla papale ne vietò l’uso ai fedeli. Nonostante la condanna della Chiesa, attorno al 1800 , l’utilizzo della cannabis a scopo ricreativo era molto diffuso tra gli intellettuali e a Parigi nacque il Club des Hashischins.
Dal 1800 ai giorni nostri
Nel diciottesimo secolo, la canapa era diffusissima in Nord America e la sua coltivazione molto apprezzata, basti pensare che la maggioranza dei terreni del fondatore degli Stati Uniti dʼAmerica, George Washington, erano coltivati a canapa ed anche Thomas Jefferson aveva una grande e remunerativa coltivazione di canapa. Nel 1850 negli Stati Uniti cʼerano 8.327 piantagioni di canapa ed ogni piantagione aveva una estensione di almeno 2000 acri di terreno, lʼutilizzo primario era finalizzato soprattutto per la produzione di fibra.
Anche lʼItalia è stata per secoli unʼimportante produttrice di canapa, il clima italiano è particolarmente favorevole alla coltivazione di questa pianta, in particolare, i contadini italiani producevano canapa per due ragioni, da una parte, perché cresceva su terreni difficili da coltivare (terreni sabbiosi e zone paludose nelle pianure dei fiumi), dallʼaltra, perché cʼera sempre bisogno di piante “oleose” (combustibili, luce), “fibrose” (tessili, carta, corde) e di mangime (semi e foglie) per il bestiame produttivo. Eccelsero tra le terre da canapa Bologna e Ferrara e testimonia la vitalità dellʼeconomia della canapa felsinea il maggiore agronomo bolognese del Seicento, Vincenzo Tanara, con una lunga, accurata descrizione della tecnica colturale. Grazie alla qualità delle sue canape, lʼItalia, secondo produttore mondiale, divenne il primo fornitore della marina britannica e prima al mondo per la qualità del prodotto.
Nel periodo migliore dell’Italia erano coltivati a canapa oltre 120.000 ettari con un rendimento annuo che sfiorava gli 800.000 quintali. Poi si è assistito ad una progressiva scomparsa della canapicoltura italiana. Fra le principali cause: l’applicazione delle leggi che disciplinano gli stupefacenti, l’assenza di trasformatori della materia prima e quindi la mancanza di semi e varietà, per non parlare poi della presenza di altri business sostitutivi e remunerativi. Solo nel 1998, e grazie al contributo UE,si è ripreso a coltivare la canapa industriale in Italia, ma mai come un tempo.
Conclusioni
Dal suo arrivo fino ai giorni nostri la canapa è stata utilizzata per i più svariati usi: come carta per scrivere la Bibbia di Guttemberg (1453) e per le vele delle caravelle di Cristoforo Colombo nel 1492. Ricordiamo anche la costituzione degli Stati Uniti d’America scritta su carta di canapa e ancora la più recente Hemp Body Car (auto di canapa) ultimata da Henry Ford nel 1937.
La canapa durante il corso della storia è stata spesso confusa con la Marijuana, entambe varianti delle Cannabis, senza fare chiarezza su l’uso medicinale, industriale e ricreativo della pianta.
Nel 1927 la Louisiana è il primo stato a proibirla, il Colorado segue nel 1929. Proprio il 1937 fu l’inizio della demonizzazione per la nostra amata canapa, una legge federale degli Stati Uniti chiamata “Legge d’imposta sulla marijuana” ne vietò l’uso, la vendita e la coltivazione nel paese. Con la campagna, o meglio dire propaganda, di denigrazione verso la canapa ben presto quasi tutto il mondo iniziò a vietarla.
Dopo la caduta nell’oblio di questa meravigliosa pianta e dopo anni di errori ed orrori, finalmente, è tempo per la Canapa di tornare al suo splendore.